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Papaveri e tageti

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Più non ritornerò sul mio Vereto
a lacrimar tra pietre e tra i tageti
più non mi piegherò tra gli uliveti
a riguardar la tua casetta lieto.

Non sentirò mai più le gazze urlare
né in cielo volteggiar vedrò i falchetti
né ascolterò seduto sui muretti
le civette la notte pigolare.

Solo m'arriverà smorzato l'eco
di parole disperse pei sentieri
e scorderai gli affetti miei sinceri,
più non dirai che solo danni arreco.

Di te mi resteranno film e foto,
il ruggire del mar sulla scogliera
il tuo lieto ondeggiare sulla moto
e i mandorli fioriti a primavera.

Salvatore Armando Santoro

(Donnas 11.6.2018 – 13,48)

 Salvatore Armando Santoro - 11/02/2019 14:20:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Armando Santoro » ]

Scusa ma il commento andava inserivo in calce alla Poesia "Trulli e sepolcreti". Sepolcreti perché il termine si riferisce al monumento funebre delle Centopietre eretto nell’anno della strage dei Mori per onorare la memoria del messaggero che i Mori avevano trucidato.

 Salvatore Armando Santoro - 11/02/2019 14:14:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Armando Santoro » ]

Giulia Bellucci - Mi fa sempre piacere leggerti ed i tuoi commenti sono garbati e gradevoli ed spesso anche profondi. Vereto è un termine piano e, quindi, accento sulla penultima sillaba. È la località dell’antica Veretum, municipio romano che si estendeva da Brindisi fino a Taranto ed era molto importante per quei tempi. È anche il titolo che avevo dato al Bando Veretum che ho rinunciato ad organizzare.
Il nome è stato cambiato in Patù (da pathos e poi francesizzato) dopo che il paese era stato distrutto dai Mori nell’anno 870 e la popolazione decimata.

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